L’ipnosi nella gestione del dolore durante il travaglio ed il parto
Cos’è l’ipnosi?
Con il termine ipnosi si fa riferimento ad uno stato mentale naturale della mente. Al di là delle credenze comuni e di quelle create dai mass media, il processo ipnotico non presenta niente di magico o soprannaturale. L’ipnosi, infatti, non è uno stato alterato di coscienza o uno stato di alterazione artificiale (indotto solo dall’esterno), ma è un processo psicologico naturale, fisiologico che ci permette di percepire la realtà in un modo nuovo. Si tratta di un fenomeno frequente che ognuno di noi sperimenta nella propria quotidianità (magari senza averne consapevolezza o dando ad esso un nome diverso), basti pensare, per esempio, a come ci sentiamo quando con passione leggiamo un bel libro o guardiamo un film che ci coinvolge particolarmente: siamo completamente immersi nella trama, viviamo con partecipazione emotiva le scene che vediamo o leggiamo, proprio come se in quel momento si fosse dentro al libro o dentro al film.
Ci dimentichiamo di tutto il resto, per esempio non badiamo più ai rumori provenienti dalla strada vicina o non ci accorgiamo dello scorrere del tempo…
Nelle sedute di ipnosi, attraverso il rilassamento guidato, lo psicoterapeuta guida il paziente, gli fornisce stimoli, immagini, vengono evocate sensazioni, situazioni, etc….
E in questo stato naturale la persona ha un ruolo attivo: concentrando la propria attenzione sul compito o su un’idea, si interrompono i processi di difesa legati alla coscienza e si lasciano emergere contenuti, pensieri e associazioni che permettono al paziente di essere guidato e di muoversi nella direzione che corrisponde ai suoi bisogni di quel momento per trovare le soluzioni adatte. Si nota dunque che il paziente in ipnosi è sempre consapevole di tutto ciò che viene fatto e che succede attorno a lui ed egli è totalmente libero di accettare o rifiutare qualsiasi suggestione.
Non si può infatti obbligare una persona a fare qualcosa che vada contro i propri valori.
Attraverso l’utilizzo di metafore o di racconti e l’utilizzo di specifiche tecniche, nello stato ipnotico la persona diviene più “ricettiva” ed è in grado di accedere al proprio inconscio, inteso come un serbatoio di risorse e di potenzialità che spesso non vengono utilizzate. Attraverso l’ipnosi si accompagna il paziente verso la scoperta o riscoperta del proprio potenziale e di nuove soluzioni al disagio, nuovi punti di vista e nuove possibilità, uscendo dagli schemi di riferimento e di pensiero troppo rigidi, che sono divenuti disfunzionali e che portano a vedere e vivere la situazione di disagio come un vicolo cieco. Con l’ipnosi si aiuta il paziente ad aprire un varco in quel vicolo e superare, così, il disagio.
L’ipnosi oltre ad essere un valido supporto alla psicoterapia per il superamento di numerosi disagi psicologici, trova applicazione anche in molteplici campi della medicina sia nella guarigione di malattie psicosomatiche che nella gestione del dolore.
Il presente articolo si focalizza principalmente sulla gestione del dolore durante il travaglio ed il parto.
Esistono diversi lavori in letteratura che riportano come l’ipnosi sia efficace nel ridurre il dolore acuto; in particolare alcuni studi di neuroimaging riportano la natura dei cambiamenti neurofisiologici durante l’ipnosi in generale e durante l’ipnosi volta al contenimento del dolore.
In un lavoro che prevedeva l’utilizzo della PET e della RM, Faymonville riporta come l’ipnosi vada a ridurre (sia da un punto di vista affettivo che sensoriale) la percezione del dolore provocato da stimoli nocicettivi di caldo e che tale processo venga mediato dalla corteccia cingolata anteriore.
L’ipnosi nel dolore da travaglio e parto
Per quanto riguarda l’ipnosi nella gestione del dolore da travaglio e parto, si sono visti nel tempo numerosi cambiamenti nelle tecniche di chi pratica l’ipnosi e nelle aspettative di chi ne ricerca i benefici.
Mentre in passato si assisteva ad un maggior proposito di partorire in trance ipnotica, intesa come pratica volta all’induzione di una globale anestesia, oggi si tende verso il proposito di voler partorire mediante l’ipnosi. In molti studi, infatti, viene riportato come il suo utilizzo si focalizzi sugli aspetti affettivi nella percezione del dolore: riduzione dell’ansia, della paura, della tensione muscolare con conseguente aumento della percezione del senso di controllo e sicurezza.
In particolare, durante l’ipnosi la donna è in grado di
1) attingere a tutte le sue potenzialità consce ed inconsce di adattamento
2) gestire i pensieri relativi al dolore spostando le proprie risorse attentive verso quegli stimoli/pensieri che rappresentano la spinta motivazionale positiva, come per esempio la felicità per l’imminente nascita del figlio.
L’ipnosi permette di far emergere la capacità innata di saper partorire, interrompe il circolo ansia-paura-aumento del dolore e permette di assecondare le richieste del corpo.
Le contrazioni non vengono più contrastate, ma favorite e c’è una minor interferenza nella dilatazione della muscolatura uterina. In recenti studi emerge come il dolore venga modulato (non annullato) dall’ipnosi in modo tale da essere percepito attenuato e quindi tollerabile. Sebbene in letteratura ci siano pochi studi riportanti dati statisticamente significativi a causa di una ridotta numerosità del campione, da un punto di vista qualitativo pare esserci un generale consenso nell’affermare che l’ipnosi sia efficace, oltre che nella modulazione del dolore, anche nella riduzione dei tempi del travaglio e della durata della degenza nei reparti di maternità, nell’aumento dell’indice di vitalità del feto ad un minuto dalla nascita, e nella prevenzione della depressione post-partum.
In uno studio di Smith del 2010, emerge come nelle donne che hanno partorito mediante ipnosi, riferiscano un buon grado di soddisfazione ed un maggior senso di controllo rispetto al gruppo di controllo (che non ha utilizzato l’ipnosi). In aggiunta, nelle donne che si sono avvalse di tecniche ipnotiche si è riscontrata una minor richiesta di anestesia epidurale e di farmaci analgesici e un minor utilizzo di ossitocina.
In un altro studio, invece, Sado e collaboratori si sono concentrati maggiormente sull’applicazione dell’ipnosi nella prevenzione della Depressione Post-Partum (DPP). Dalla loro indagine emerge che l’utilizzo di tecniche ipnotiche sembra essere efficace nella riduzione dei sintomi depressivi nella DPP e nella prevenzione della DPP stessa.
Come funziona il percorso di preparazione al parto mediante l’utilizzo di tecniche ipnotiche?
Il percorso di preparazione al travaglio ed al parto si deve focalizzare sia parte tecnica legata esclusivamente al momento del parto, sia sulla componente emotiva che accompagna quei particolari momenti.
In altre parole, gli obiettivi della tecnica ipnotica nella preparazione al parto sono:
1) aumentare la consapevolezza delle proprie emozioni;
2) ascoltare sia il proprio corpo sia le proprie emozioni;
3) aiutare a far vivere la gravidanza nel modo più sereno possibile, imparando a gestire i sintomi, le ansie e le paure (non solo della gravidanza e del parto, ma anche del puerperio e della maternità);
4) smantellare tutti i messaggi negativi che la partoriente riceve da diversi canali: racconti di amiche o della madre, parole mal dette durante i corsi pre-parto, etc.;
5) “insegnare” alla partoriente ad isolarsi dall’ambiente caotico in cui sarà immersa durante il travaglio e il parto;
6) far “fantasticare” la partoriente sul proprio figlio, così da creare un sano legame madre/figlio, un sano attaccamento, valido non solo durante la gravidanza, ma anche dopo la nascita;
7) accrescere il senso di controllo e autonomia durante il parto;
8) ampliare il senso di competenza a nascere e partorire;
9) aumentare la consapevolezza del momento;
10) far percepire alla madre il senso di essere in due.
Com’è strutturato il percorso?
Non esistono protocolli rigidi riguardo il tema degli incontri.
In linea generale si può dire che sono previsti circa 10 incontri.
Durante le prime sedute:
– si spiega l’anatomia delle zone del corpo coinvolte nella gravidanza e nel parto
– si spiega la fisiologia del parto
– si ascolta l’idea che la futura madre ha del proprio bambino, le sue aspettative e i suoi progetti di accadimento
– si prendono in considerazione le sensazioni corporee ed emotive/affettive che la donna sta provando riguardo al proprio bambino, ai cambiamenti corporei, alla vita di coppia
– si spiega la relazione mente-corpo, ovvero di come la mente sia in grado di cogliere i segnali provenienti dal proprio corpo attraverso tutte quelle sensazioni più recepibili in stato di trance
– si affinano le capacità di rilassamento muscolare
– si rafforza la consapevolezza della madre relativa alla sua capacità naturale di dare la vita.
Nelle sedute centrali:
– vengono insegnate la distorsione temporale e la distorsione spaziale con lo scopo di concentrarsi solo su di sé e ciò che sta accadendo
– vengono insegnate tecniche associative ed immaginative per la gestione del dolore durante le contrazioni
– si procede con le induzioni riguardanti la fase dilatante avanzata, quando le contrazioni diventano più fitte e più dolorose, focalizzando l’attenzione della paziente sul senso di competenza a nascere e partorire e sulla capacità di seguire i suggerimenti e gli aiuti delle ostetriche
– si affronta la fase delle spinte, si prepara la paziente alla fase espulsiva, sottolineando come la donna arrivi a questa fase istintivamente, agevolando in modo naturale la discesa del feto. Nuovamente si insegna la distorsione spaziale e la distorsione temporale con lo scopo di concentrarsi solo su di sé e ciò che sta accadendo.
Nelle ultime sedute:
– si “ripassano” le sedute precedenti
– si affrontano assieme le emozioni e le sensazioni che arrivano con il procedere della gravidanza e l’avvicinarsi del parto
– si può decidere di fare un incontro (o due) con presente anche il partner o chi starà vicino alla paziente durante il parto (ammesso che voglia avere qualcuno con sé), così da affrontare le “paure a due” e, più in generale le “emozioni e le aspettative a due”.
Quanto dura? Quando deve essere fatto?
Per quanto riguarda la durata del percorso di preparazione al parto e la frequenza, non esistono protocolli rigidi. In letteratura sono riportati studi che prevedevano 10 incontri individuali o 8 incontri di gruppo, a partire dalla 29^/30^ settimana di gestazione. Altri studi prevedevano lo svolgimento, a partire dalla 15^ settimana circa di gestazione, di iniziali 10 incontri individuali, uno o due dei quali da dedicarsi a sedute di rilassamento e terminati i quali si lasciava passare qualche tempo, per poi riprendere con altre 8 sedute fino ad arrivare alla 38^ settimana di gestazione.
Conclusioni
Appare dunque chiaro, come in questo tipo di preparazione al parto, la spiegazione più tecnica sia affiancata da un approccio più psicoterapeutico legato all’elaborazione dei vissuti emotivi, affettivi e relazionali.
Anche se ogni individuo differisce nella capacità di rispondere all’ipnosi, quasi tutti sono suggestionabili e più facilmente e profondamente è sviluppata l’ipnosi, maggiore sarà il senso di controllo provato dalla paziente durante il travaglio e il parto e maggiore sarà la riduzione del dolore. Vien da sé che da ciò deriva una migliore modalità e una migliore percezione di “vivere il momento in quello stesso momento”.
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