Smettere di fumare….come?
Era il 2011 quando ho smesso di fumare.
Esattamente lunedì 12 settembre ho spento la mia ultima sigaretta. Lo ricordo molto bene. Ricordo molto bene questa data, proprio come ricordo bene le altre date importanti della mia vita.
Ciò che mi ha convinto a smettere di fumare è stato mio suocero, con il suo chiedermi insistentemente (come del resto solo un ex fumatore sa fare) “Quando smetti di fumare?”
Ma non è tutta la vera verità. Certo il “pressing” psicologico di mio suocero ha aiutato, ma ciò che effettivamente mi ha convinta è stato il non sentirmi più veramente libera.
Se dovevo andare a fare un viaggio, il mio primo pensiero era di mettere in valigia le sigarette. Fuori a cena? La fretta tra una portata e un’altra perché dovevo uscire dal locale per fumare.
Per non parlare della sensazione di panico da domenica sera con i tabaccai chiusi e i distributori lontani ed io in ciabatte e pigiama!
Perché è così difficile smettere di fumare?
Nonostante i generali progressi, si osservano ancora realtà fatte di alti tassi di fallimento nei programmi di trattamento per smettere di fumare. Come mai? Cosa può complicare il trattamento per smettere di fumare? Numerosi studi hanno rilevato che nelle persone che si affidano ai programmi per smettere di fumare, possono instaurarsi numerosi fattori che vanno ad ostacolare il trattamento stesso: ansia, depressione e stress, nonché una bassa motivazione al cambiamento.
Il fumatore è quasi sempre consapevole del fatto che “il fumo nuoce alla salute”, ma continua a fumare a causa della grande dipendenza che le sigarette (e tutte le sostanze in esse contenute) provocano. Ci sono persone che sono in grado di smettere di fumare con una sofferenza minima, mentre altri hanno provato più volte senza successo. Ciò potrebbe essere spiegabile dalle diverse caratteristiche individuali, come quelle relative allo stato psicologico dei pazienti: cambiamenti dei livelli di ansia, del tono dell’umore, scarsa motivazione al cambiamento, etc.
Un altro fattore che rende complicato smettere di fumare è l’associazione tra fumo e salute mentale. O meglio, è l’illusione che il fumo fornisca benefici al proprio stato psicologico. Numerosi studi indicano che i fumatori riferiscono di fumare sigarette, soprattutto all’inizio, per alleviare emozioni negative, come stress, ansia, tensione interiore o depressione e per ritagliarsi momenti di relax e autogratificazione.
Ma con il tempo sopraggiunge la dipendenza che porta al mantenimento del comportamento e alla conseguente incapacità di controllare gli impulsi legati al fumo. Per questo il fumatore che tenta di smettere di fumare prova sintomi di astinenza e di irritabilità, ansia e depressione. Per alleviare questi sintomi, il fumatore ricomincerà a fumare, cadendo inevitabilmente in un circolo vizioso.
La dipendenza fisica e psicologica da nicotina
Il DSM-V (Manuale Statistico Diagnostico dei Disturbi Mentali – V edizione) elenca i criteri diagnostici del disturbo da uso di tabacco. Di fatto vengono elencati sintomi tali da provocare un quadro clinico di eccessivo stress che può interferire con il normale funzionamento di vita. In particolare devono essere presenti due dei seguenti sintomi per almeno un anno:
– assunzione di tabacco in quantità o in durata maggiori di quanto previsto
– tolleranza che porta ad un aumento dell’assunzione di tabacco
– desiderio persistente o incapacità di cessare l’assunzione (anche se causi di problematiche interpersonali)
– impiego di una grande quantità di tempo per procurarsi il tabacco.
– presenza di craving.
– significativa interferenza sul funzionamento in ambito lavorativo/scolastico, ricreativo, familiare o sociale.
– utilizzo ricorrente del tabacco in situazioni a rischio.
– l’uso del tabacco viene perpetrato nonostante la consapevolezza che stia creando o intensificando problemi fisici o psicologici;
– presenza di segni e sintomi di astinenza
Ciò non deve essere vista come una asettica check-list di “questo ce l’ho e questo non ce l’ho”, rischiando di incorrere in una ipersemplificazione di un qualcosa che in realtà è complesso e con radici forti.
Chi ha provato almeno una volta a smettere di fumare (e nella mia vita non ho mai conosciuto un fumatore che non abbia provato almeno una volta), sa benissimo di cosa parlo. Parlo di una dipendenza che è sia fisica ma anche e soprattutto psicologica. E queste due portano ad alimentare quel desiderio irrefrenabile che rende il futuro ex fumatore un soggetto particolarmente sensibile alla ricaduta.
Senso di apprensione, agitazione, tremori, forte ed ingiustificata irritabilità, difficoltà a dormire, aumento dell’appetito, umore depresso, difficoltà a concentrarsi sono sintomi che caratterizzano l’astinenza da nicotina. E questi comportano nel futuro ex fumatore un irrefrenabile desiderio di riprendere a fumare. In gergo, si parla di craving, cioè quell’esperienza soggettiva durante la quale la persona vive sensazioni psicologiche e fisiche talmente spiacevoli da indurla a raggiungere un oggetto (sigarette) o praticare un’attività (fumare le sigarette) con l’obiettivo di ottenere effettivi piacevoli.
É così difficile smettere di fumare?
Smettere di fumare non è così semplice. Credo che sia inutile negarlo. Se fosse così semplice e banale non si troverebbero così tanti dati in letteratura relativi al fallimento dei trattamenti. Ma il fatto che non sia semplice non vuol dire che non sia possibile.
Partiamo da un punto chiave: smettere di fumare migliora la qualità di vita, il livello di ansia, il tono dell’umore e naturalmente riduce i fattori di rischio per lo sviluppo di diverse patologie.
Per smettere di fumare è necessaria la motivazione. Senza motivazione e reale volontà, il rischio è di incappare in continui tentativi e fallimenti.
Ciò non toglie che smettere di fumare è assolutamente possibile. I primi giorni sono i più duri, fatti di sintomi di astinenza; ma sono davvero pochi giorni, superati i quali, diventa a poco a poco più semplice e con la crescente sensazione di una grande soddisfazione personale di successo.
Quando si decide di smettere di fumare può essere utile ricorrere non solo a trattamenti farmacologici, ma anche psicoterapeutici. I trattamenti psicoterapeutici si rifanno a diversi protocolli di disassuefazione dal fumo basati sulla comprensione degli aspetti psicologici, cognitivi, di pensiero e di capacità di fronteggiamento dello stress, propri della persona. Gli obiettivi di trattamento saranno quindi “imbastiti” sul singolo e volti a valorizzare gli aspetti legati a:
– senso di libertà che si conquista smettendo di fumare
– consapevolezza dei propri pensieri e della proprie credenze circa il fumo
– aumento delle strategie di controllo.