Capire gli altri, si può!
Jung ha scritto che “tutto ciò che ci irrita negli altri, può portarci a capire noi stessi”. Partiamo estendendo questo concetto ad un più generico “per capire gli altri bisogna capire noi stessi”.
E perché questo è importante?
In molti ambiti della vita (lavorativo, sociale, familiare, scolastico…) è indispensabile sapersi relazionare con gli altri in maniera positiva ed efficace. Lo psicologo Thorndike parla di intelligenza sociale, cioè di capacità di gestione interpersonale, di comprensione delle situazioni e delle persone nei sentimenti che manifestano (o no), nelle loro intenzioni e convinzioni. Intelligenza sociale (o cognizione sociale) è anche capire i discorsi, saper cooperare e sapersi relazionare in maniera adeguata al contesto in cui siamo. É anche empatia e quindi comprensione “profonda” di ciò che gli altri sentono o provano in un determinato momento.
Insomma, per capire gli altri occorre intelligenza sociale: un insieme di processi cognitivi che, combinandosi tra loro, ci permettono di interagire gli uni con gli altri. In particolare un ruolo fondamentale è ricoperto da due meccanismi:
Teoria della Mente (ToM) ed empatia
La Teoria della Mente (ToM) è la capacità socio-cognitiva di rappresentare gli stati mentali degli altri, di assumere la prospettiva di altre persone, di dedurre e ragionare sui loro stati mentali, come pensieri, credenze, intenzioni, emozioni e conoscenze. Questa capacità permette di attribuire e distinguere tali stati mentali come propri o appartenenti all’altro.
L’empatia, invece, è la capacità di “mettersi, nel profondo, nei panni dell’altro”, ovvero di comprendere l’esperienza emotiva dell’altro e di rispondervi in maniera adeguata. Ciò è possibile grazie a diversi processi cognitivi che permettono di trarre inferenza riguardo gli stati mentali dell’altro, di cambiare e spostare i punti di vista (flessibilità cognitiva) e di identificare le emozioni mostrate dall’altro.
Ricerche nell’ambito delle neuroscienze sociali hanno dimostrato che l’intelligenza sociale si basa sulla conoscenza e comprensione dei propri sentimenti, delle proprie azioni e dei propri stati mentali. Partendo dalla conoscenza profonda di sé, è possibile arrivare alla conoscenza e comprensione dell’altro. E maggiore è la consapevolezza di se stessi, anche in una prospettiva di miglioramento e formazione “nell’autocomprensione”, migliore è la comprensione dell’altro.
Ciò è confermato anche da diversi studi di neuroimaging, visualizzazione cerebrale, nei quali è emerso il coinvolgimento di aree cerebrali parzialmente sovrapponibili sia durante compiti di ragionamento su se stessi che durante quelli di ragionamento sugli altri. (Per approfondimento, Lombardo et al., 2010 o Mitchell e Phillips, 2015).
Capire gli altri è possibile.
Per poterlo fare abbiamo bisogno di fare ricorso all’intelligenza sociale ed ai processi cognitivi ad essa legati.
Questo richiede allenamento ed è migliorabile e perfezionabile, anche attraverso le tecniche e gli strumenti utilizzati in psicoterapia. Maggiore è il nostro equilibrio psicofisico, maggiore sarà la capacità di distinguere se stessi dall’altro e di comprendere gli stati mentali esterni a noi e di farlo in un modo profondo, fatto di analisi e di dialogo (anche interiore).
Grazie all’intelligenza sociale siamo in grado di comprendere e prevedere comportamenti e pensieri dell’altro e quindi di reagire di conseguenza. Ciò al fine di interagire in maniera positiva con le altre persone, di costruire sane relazioni sia in contesti familiari, sociali, lavorativi e scolastici sia in contesti di diversità culturale e con persone sconosciute.
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