Le fasi del lutto e il dolore
Quando nella nostra vita viene a mancare una persona a noi cara ci ritroviamo ad attraversare un periodo molto difficile, fatto di reazioni emotive, fisiche e sociali legate al dolore per l’aver perso per sempre qualcuno di prezioso.
Per comprendere cos’è il lutto è bene partire dall’idea che le relazioni interpersonali (sane) sono vitali per lo sviluppo del bambino e per il benessere dell’adulto.
Nel corso della vita si opera al fine di mantenere nel tempo tali relazioni, di accrescerle e fortificarle. Quando sopraggiunge la morte di un proprio caro, ci si ritrova a dover affrontare la perdita permanente di un legame per noi importante o fondamentale, a dover adattarsi all’idea di una separazione senza “via di ritorno” e a dover accettare senza compromessi la realtà stessa della perdita. E più siamo attaccati a qualcuno, più subiremo la sua perdita. Questo è inevitabile. Ed è qui che interviene il lutto.
Il lutto di per sé non è una malattia ma una reazione “naturale” ad un fatto tra i più dolorosi della vita
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Il dolore che proviamo è un mezzo per esprimere il nostro attaccamento verso l’altro e talvolta porta “in superficie” l’idea della propria stessa mortalità. Il lutto, abbiamo detto, è un insieme di reazione su più piani: emotivo, fisico e sociale. Tali reazioni possono essere accompagnate ad un’immediata ed intensa regressione con un bisogno ripetuto di essere consolato.
Al lutto si possono accompagnare anche sentimenti di rabbia, ansia, tristezza, paura della solitudine e sensi di colpa. A ciò si può aggiungere anche una perdita di interesse verso attività prima piacevoli e verso gli altri. Questi sintomi tendono ad avere una durata compresa tra i sei mesi e un anno.
Con il passare del tempo, di solito, le persone si adattano alla perdita subita rispondendo all’accaduto con emozioni, “elaborazioni psicologiche e cognitive” e risposte fisiche utili per fronteggiare e superare il dolore. Ma quando e come tutto ciò avviene varia molto da persona a persona: non tutti provano gli stessi sintomi con la stessa intensità e durata e non tutti hanno le stesse risorse e gli stessi strumenti interiori per affrontarli.
Per esempio entra in gioco l’età: dai dati in letteratura è emerso infatti che le persone più giovani vivono il lutto generalmente manifestando un dolore più pronunciato rispetto agli anziani.
Un altro fattore è dato dai tratti di personalità: maggiore autostima maggiori saranno le strategie in possesso per fronteggiare il lo stress, l’ansia e tutti i sintomi collegati al lutto.
Anche possedere una propria fede sembra essere un fattore protettivo: la religione ha spesso un impatto positivo sul dolore dando speranza e supporto spirituale al concetto di morte, che resta sospeso e non viene vista come fine eterna.
Infine un fattore fondamentale che entra in gioco nel lutto è il supporto sociale dato dalla famiglia, dagli amici, dai colleghi, etc. Tanto più ampia è la rete sociale attorno alla persona che vive il lutto, tanto maggiore sarà la possibilità di ricevere un valido e costante supporto emotivo.
Le fasi del lutto
L’elaborazione del lutto attraversa diverse fasi:
1) Fase della negazione: la realtà è così intollerabile che la si nega; si rifiuta la perdita.
2) Fase della contrattazione/patteggiamento: si inizia progressivamente ad accettare la perdita, alternando momenti di grande sconforto a momenti in cui si vorrebbe poter fare di tutto per poter far rivivere il passato.
3) Fase della rabbia: dopo che fallisce ogni tentativo di contrattazione, la perdita porta a provare rabbia e a vivere la perdita come un’ingiustizia.
4) Fase della depressione: è la fase in cui ci si sente triste, soli e vuoti. Il futuro sembra senza speranza e il passato ravviva il dolore.
5) Fase dell’accettazione: si è pronti a dare un senso alla perdita, ad accettarla e a guardare il futuro con maggiore progettualità.
La psicoterapia del lutto
Quando le reazioni emotive sono talmente intense da interferire con la ripresa della propria vita quotidiana o si prolungano nel tempo, o quando ci si ritrova “bloccati” in una delle prime 4 fase dell’elaborazione del lutto, allora si parla di lutto patologico o complicato.
In questo caso possono comparire depressione “cronica”, disturbi di somatizzazione, pensieri ossessivi e comportamenti quali autoisolamento, tendenza a lasciarsi andare o abuso di sostanze. In questo caso è utile rivolgersi ad un professionista che possa accompagnare la persona a far propria l’idea che vivere nella realtà per come è sia sempre preferibile che vivere nella menzogna dell’immaginazione.
La psicoterapia non è però uno strumento che regala felicità, ma uno strumento di lavoro che aiuta a raggiungere una maggior comprensione e un adattamento al cambiamento che accompagna la morte. La psicoterapia non giudica, tiene conto della sofferenza della persona, riconosce e rispetta la rabbia, si basa sull’alleanza, sulla fiducia e sulla comunicazione e non ha fretta, rispetta cioè i tempi della persona.
Gli obiettivi della terapia del lutto sono:
– facilitare l’espressione dei sentimenti e dei ricordi riguardo il proprio caro, in modo che non si resti bloccati nella memoria del passato;
– discutere della morte in modo da facilitarne la comprensione e l’accettazione;
– discutere dei passi necessari per riappropriarsi della propria quotidianità;
– discutere di nuovi obiettivi e della possibilità di vivere un proprio futuro.