Il disturbo affettivo stagionale
Siamo ormai in autunno inoltrato e per molti l’umore tende a peggiorare.
Sempre più spesso, in questo ultimo periodo, nel mio studio si ripetono frasi come: “Sa, dottoressa, in questi giorni mi sento particolarmente stanca e giù di morale… sarà forse anche il tempo”, oppure “Io sono meteoropatico e sento quando c’è brutto tempo”.
Il cambio di stagione, gli sbalzi termici, i cambiamenti climatici per molte persone coincidono con l’aumentare del malessere sia a livello psicologico (ad esempio alterazione del tono dell’umore, irritabilità, etc.) che a livello fisico (ad esempio, comparsa di gastrite o reflusso gastroesofageo, mal di testa, etc.).
C’è davvero una correlazione tra le condizioni climatiche e lo stato di salute?
La risposta è sì. Già nel 400 a.C. Ippocrate notò un legame tra le variazioni del tempo meteorologico e l’insorgere di disturbi psichici e fisici.
Ma è solo nel 1984 che si è arrivati ad avere un’etichetta diagnostica di ciò che, forse, è sotto gli occhi di molti. Rosenthal introduce il concetto di “Disturbo Affettivo Stagionale” o dall’inglese Seasonal Affective Disorder (SAD, che poi, forse non del tutto casualmente, vuol anche dire triste).
Oggi il Disturbo Affettivo Stagionale viene considerato dalla comunità scientifica come un disordine comune: nel Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali 5 (DSM-V) viene considerato come “pattern stagionale” per la depressione maggiore ricorrente, così da acquisire una sua vera e propria veste di categoria diagnostica.
Da un punto di vista clinico, secondo il DSM-V, il SAD si caratterizza per una deflessione del tono dell’umore che tende ad accentuarsi
– in autunno e in inverno: si parla di forma invernale
– in primavera ed estate: si parla di forma estiva
– nelle ore serali.
Sempre secondo quanto riferito dal DSM-V, la SAD nella forma invernale è prevalente nelle persone più giovani (età di esordio 18-30 anni) e di sesso femminile (4 volte di più rispetto agli uomini) e tende ad aumentare nella popolazione che vive a latitudini maggiori.
I sintomi
I sintomi più comuni del SAD sono:
- Depressione
- Irritabilità
- Pianti frequenti
- Difficoltà a concentrarsi
- Stanchezza mentale e fisica
- Mancanza di energie
- Sensazione di confusione
- Ipersonnia (nella forma invernale)
- Iperfagia, in particolare per l’assunzione di carboidrati con conseguente aumento del peso corporeo (nella forma invernale)
- Tendenza al ritiro sociale (nella forma invernale)
- Ansia ed irrequietezza (nella forma estiva)
- Inappetenza con conseguente perdita di peso corporeo (nella forma estiva)
- Episodi di comportamento aggressivo (nella forma estiva)
Il trattamento
Il Disturbo Affettivo Stagionale è piuttosto diffuso. Per cercare di contenere la sintomatologia è buona norma seguire una dieta equilibrata, riducendo il consumo di cibi grassi o troppo zuccherati e la caffeina. Inoltre potrebbe essere utile fare dell’esercizio fisico, in particolare all’aperto, così da poter beneficiare della luce. Quest’ultima infatti, sembrerebbe giocare un ruolo importantissimo nel trattamento della SAD.
Si parla di fototerapia. Questa, da studi recenti, sembra essere il trattamento gold-standard (in termini di maggiore affidabilità e evidence-based) per la SAD.
Di cosa si tratta?
Nei mesi in cui si manifesta la sintomatologia depressiva, la fototerapia prevede l’esposizione quotidiana, per almeno una settimana, ad una forte fonte luminosa artificiale, la cui intensità è pari a 10.000 lux (come, all’incirca, in una giornata nuvolosa alle nostre latitudini e 20 volte superiore all’intensità media della luce in una stanza). Questa luce è prodotta da apposite lampade dotate di filtri per i raggi ultravioletti.
Un altro trattamento evidece-based è quello farmacologico, attraverso la somministrazione di antidepressivi di seconda generazione.
Infine, in uno studio del 2015, Rohan e collaboratori propongono l’utilizzo di una terapia cognitivo-comportamentale “adattata” per la SAD, basata sulla ristrutturazione cognitiva di pensieri disfunzionali maggiormente rilevati durante il periodo invernale e sulla pianificazione di attività piacevoli volte a contrastare l’anedonia e la mancanza di energia ed iniziative tipiche del disturbo.