Non c’è niente da aver paura!

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“Non c’è niente da aver paura!”. Quante volte da bambini ci siamo sentiti ripetere questa frase? La paura viene vista come un’emozione negativa, da codardi e che va sempre affrontata, altrimenti si rientra nella “categoria” dei fifoni o, peggio ancora, dei vigliacchi.

Ma la paura non è questo. La paura è una delle emozioni fondamentali (ed universali) per l’essere umano. La paura è un’emozione di anticipazione e si innesca quando viene percepita una situazione che, il nostro cervello, valuta come pericolosa per la nostra (o altrui) sicurezza. A livello neurobiologico sono stati compiuti numerosi studi e altrettanti progressi nell’identificazione dei circuiti coinvolti nella paura. L’amigdala, una piccola formazione all’interno del nostro cervello (parte anteriore del lobo temporale) e che fa parte del sistema limbico, reagisce in risposta ad uno stimolo pauroso, provocando una serie di risposte motorie, ormonali e legate al sistema nervoso simpatico (cioè funzioni corporee involontarie). La paura, così come tutte le altre emozioni scatenate dall’amigdala, scaturisce indipendentemente dal pensiero razionale. Semplicemente di fronte ad un pericolo, vengono indotti cambiamenti fisici e mentali che ci preparano all’azione: fight or flight, attacco o fuga (Bracha, 2004; Taylor et al., 2000).

Cosa succede quando abbiamo paura?

Il cervello si fa ipervigile, le pupille si dilatano, aumenta la frequenza cardiaca, aumenta la pressione arteriosa,
aumenta la frequenza respiratoria e i bronchi si dilatano, aumenta l’apporto di glucosio al sistema muscolare, motilità intestinale o vescicale,ipersudorazione.

In altre parole ci prepariamo a combattere e difenderci oppure a fuggire (Taylor, 2000). A questo punto intervengono altre strutture cerebrali, come l’ippocampo e la corteccia prefrontale che analizzano lo stimolo ad un livello più cognitivo, permettendo di comprendere a livello “più alto”, se lo stimolo percepito sia davvero reale.
Attualmente gli stimoli che temiamo e che ci portano a provare paura, sono ben diversi rispetto a quelli dei nostri antenati (almeno nelle società occidentali). Oggi possiamo sentirci minacciati dal sommarsi di problemi quotidiani, dalla perdita del lavoro o da cambiamenti di vita repentini o inaspettati.

Ciononostante i cambiamenti corporei, psicologi e le reazioni comportamentali rimangono gli stessi, proprio come se ci trovassimo dispersi nella savana di fronte ad un leone. Questa emozione di paura e naturalmente di ansia (ricordiamoci che l’ansia è una risposta di allerta ) diventano quindi fondamentali nel riconoscimento del problema stesso e nella ricerca di una modalità reattiva di risposta (attacco o fuga).

Quando la paura e l’ansia diventano un problema?

Quando vengono vissuti in maniera errata, ingigantita, fuori contesto e come condizione di immodificabile.

Fanselow propone che la paura (e l’ansia) possano essere collocate lungo un continuum minaccia-imminenza, che funge da principio organizzativo generale e dove l’intensità della minaccia può essere collegata a processi motivazionali e comportamenti difensivi.  Allo stesso modo, Tye suggerisce che la paura è uno stato interno negativo che guida e coordina le risposte difensive. Queste opinioni vedono i comportamenti difensivi come la manifestazione di circuiti di paura (o sopravvivenza) collegati tra loro e sono controllati e modificati da circuiti cognitivamente flessibili (Mobbs et al., 2019).
Per esempio se ci troviamo in un contesto che oggettivamente è pericoloso (per esempio ci perdiamo per le strade di una città sconosciuta nel cuore della notte e sentiamo dei passi dietro di noi) i circuiti “emotivi” e quelli più “cognitivi” daranno una valutazione allineata e quindi scateneranno una risposta adeguata di fuga. Se invece ci si ritrova a vivere una situazione “pericolosa” ma in un contesto rassicurante (per esempio le montagne russe al luna park), la risposta dell’amigdala sarà discordante rispetto alla valutazione più cognitiva e verrà, quindi, inibita, cosicché lo spavento iniziale lascerà spazio al divertimento e all’eccitazione. Ecco perché Halloween piace così tanto!
Può, tuttavia, succedere che i circuiti/meccanismi alla base della paura possono avere delle alterazioni e tali disfunzioni possono portare a reazioni psicologiche e comportamentali alterate: disturbo d’ansia generalizzata, disturbo da attacchi di panico, disturbo da Stress Post-Traumatico o fobie specifiche (Singewals et al., 2015).

Immagine di freepik.com

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