Il disturbo post traumatico da stress

stress post traumatico psicologo ferrara

Mi è impossibile in questo terribile periodo non riflettere sulla guerra.
Senza entrare nel merito perché di certo non sono uno statista o un esperto del settore, ma una cosa la posso certo dire e lo dico a gran voce.
La guerra è una presenza costante e drammatica che coinvolge l’umanità e condiziona le varie strutture sociali, l’economia, la cultura e la libertà.
Uomini contro uomini, sempre in modi diversi e spesso per motivi che nella nostra normale quotidianità sono comprensibili fino ad un certo punto.
Scelte subìte che comportano gravi conseguenze. Studiando le guerre nel passato, in letteratura si trovano numerosi studi che hanno mostrato una connessione tra gli eventi traumatici della guerra e gli effetti negativi a lungo termine sulla salute mentale (Neria Y et al., 2008).
In particolare gli studi sui veterani della guerra in Vietnam e della guerra Bosnia, hanno mostrato, tra i superstiti e i reduci una significativa presenza di sintomi si traumatizzazione da guerra e che si manifesta sottoforma di Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD – acronimo in inglese) (Priebe S et al., 2012; Begi
S et al., 2006).
Partendo quindi dalle considerazioni che accompagnano gli scorsi giorni di cronaca crudele e in considerazione dell’aumento di casi di trauma che vedo e tratto nel mio “piccolo”, ho deciso di affrontare il tema del PTSD. Perché il PTSD non è solo conseguente alla guerra (anche se inizialmente era chiamato nevrosi da guerra o shock da proiettile), ma può riguardare qualunque evento traumatico che una persona può vivere nel corso della sua vita.

Che cos’è il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD)?

Si tratta di un disturbo che si manifesta a seguito di un evento traumatico che la persona ha vissuto, direttamente o indirettamente e cha comportato una minaccia per la vita o l’integrità fisica. I
n genere gli eventi traumatici sono imprevedibili e la persona li valuta come assurdi, non è in grado di dargli un senso “cognitivo”. Esistono traumi legati ad esperienze da stress estremo, nelle quali la persona si è sentita in pericolo di vita o si è sentita minacciata nell’integrità fisica. Ma esistono anche traumi legati alle relazioni interpersonali (Hoge CW et al., 2014).

Che cosa può provocare il PTSD?

Nella definizione di PTSD si è visto che possono essere molte le situazioni che lo possono provocare. Ci sono molti diversi eventi deleteri e pericolosi per la vita che possono indurre a qualcuno a sviluppare PTSD.
Per esempio:
– essere violentato o aggredito sessualmente
– essere maltrattato, molestato o vittima di bullismo (incluso razzismo, bullismo, omofobia, etc.)
– essere coinvolto in un incidente d’auto
– essere rapito o tenuto in ostaggio
– subire violenze, incluse guerre e attacchi terroristici
– sopravvivere a disastri naturali (come terremoti, uragani, inondazioni, pandemia come il COVID-19, etc.)
– svolgere un lavoro in cui si vedono o si sentono ripetutamente cose angoscianti (p.es. lavorare nei servizi d’emergenza)
– perdere qualcuno importante nella propria vita, soprattutto se in circostanze particolarmente sconvolgenti
– ricevere diagnosi di malattia mortale.

Quali sono i sintomi del PTSD?

Sintomi legati al rivivere l’esperienza attraverso pensieri intrusivi:

  • ricordi intrusivi, ricorrenti ed involontari (flashback)
  • ricorrenti sogni spiacevoli il cui contenuto e/o le emozioni sono collegati all’evento traumatico
  • reazioni dissociative in cui il soggetto sente o agisce come se si stesse ripresentando l’evento traumatico
  • intensa o prolungata sofferenza psicologica all’esposizione a fattori scatenanti esterni o interni che assomigliano (o simboleggiano) a qualche aspetto dell’evento
  • marcate reazioni fisiologiche a fattori scatenanti esterni o interni che assomigliano (o simboleggiano) a qualche aspetto dell’evento.

Sintomi caratterizzati da alterazioni negative di pensieri ed emozioni associati all’evento traumatico:

  • incapacità a ricordare qualche aspetto importante dell’evento
  • persistenti ed esagerate convinzioni o aspettative negative relative a se stessi, ad altri o al mondo
  • pensieri distorti e persistenti relativi alla causa o alle conseguenze dell’evento che portano l’individuo a dare la colpa a se stesso o agli altri
  • persistente stato emotivo negativo
  • marcata riduzione di interesse o partecipazione ad attività significative
  • sentimenti di distacco ed estraneità vs gli altri
  • persistente incapacità di provare emozioni positive.

Sintomi caratterizzati da ipereccitabilità:

  • irritabilità o esplosioni di rabbia (minima o nessuna provocazione)
  • comportamento spericolato e autodistruttivo
  • ipervigilanza
  • esagerate risposte d’allarme
  • problemi di concentrazione
  • alterazione del sonno

PTSD e altri problemi di salute mentale

In aggiunta ai sintomi tipici del PTSD è possibile sperimentare altri problemi di salute mentale, che potrebbero includere:

  • disturbi d’ansia
  • depressione
  • disturbi dissociativi
  • autolesionismo
  • sentimenti e pensieri suicidi.

Cosa si può fare in caso di PTSD?

Non puoi fermare le onde, ma puoi imparare a surfare!

In caso di flashback…
– Concentrarsi sul respiro ed inspirare ed espirare lentamente mentre si conta fino a cinque.
– Tenere un diario, così da descrivere ciò che si prova e si pensa durante i flashback e ricercare così degli schemi mentali disfunzionali che fungono da innesco.
– Porta con te un oggetto che tenga ancorato al presente. Potrebbe essere qualcosa da potare in tasca o in borsa.
– Ripetere a se stessi che si è al sicuro, che il passato è passato e che ora si è al sicuro. Può essere difficile concentrarsi su questo pensiero durante un flashback, per questo può essere utile registrare alcune frasi di “benessere” da riascoltare nel momento del bisogno.
– Confortare se stessi: p.es. trovare attività rilassanti e che fanno sentire protetti, come rannicchiarsi in una coperta, ascoltare musica, accudire un animale domestico, etc.

Imparare a riconoscere i trigger
Si può scoprire che determinate situazioni o persone possono fungere da inneschi a flashback o altri sintomi negativi. Quali possono essere?
– odori
– suoni o musiche
– parole
– luoghi
– particolari libri o film
– date/anniversari

Confidarsi con qualcuno
In caso di PTSD può essere difficile aprirsi agli altri. Questo perché magari non ci si sente in grado di parlare di quello che è successo o per mancanza di fiducia o per paura di non essere effettivamente compresi.
Non è necessario, se non ce lo si sente, parlare nel dettaglio del trauma, ma parlare di ciò che nel presente si sta vivendo. Potrebbe essere utile parlare con un amico, un familiare o, se ci si sente più “liberi” con un professionista.

Concedersi il proprio tempo
Reagire al trauma è soggettivo sia in termini di modalità che in termini di tempistiche. Ciò che è fondamentale è prendere le cose al proprio ritmo, portando pazienza verso se stesso.

Gruppi di auto-mutuo-aiuto
Potrebbe essere utile cercare e trovare il supporto tra pari, per sentirsi più “uniti” e “capiti”.

Prendersi cura della propria salute fisica
Il PTSD è un disturbo faticoso, estenuante e spesso fa sentire privi di energia. Diventa fondamentale però trovare l’energia, quella spinta per prendersi cura di se stessi. Questo può avere un importante impatto positivo sullo stato emotivo.E quindi:
– avere cura dell’alimentazione
– fare esercizi fisici
– trascorrere del tempo all’aria aperta
– evitare droghe e alcool.

In che modo la famiglia e gli amici possono aiutare chi soffre di PTSD?

Può essere difficile stare al fianco di chi soffre e prova sintomi di PTSD. Se ce la si sente, cosa fare quindi quando ci si trova in questa situazione?
L’importanza dell’ascolto: lasciarli parlare con pazienza e rispettando i loro tempi, senza metterli sotto pressione.
Rispettare la loro sofferenza: è fondamentale dare loro il tempo di essere e sentirsi sconvolti;
Non respingere le loro esperienze: spesse volte nel tentativo di alleviare le sofferenze degli altri si cercano frasi come “sarebbe potuto andare peggio” o “avresti potuto dire o fare questo o quello”; ciò in realtà non allevia la sensazione di pressione e malessere, ma può provocare l’effetto contrario, facendo ancor più chiudere in se stessa la persona.
Non giudicare: anche se può essere difficile capire l’esperienza dell’altro e la persona desidera che il proprio caro recuperi più in fretta possibile, è fondamentale non biasimarli o fare pressione su di loro.
Imparare i trigger : comprendere i fattori scatenanti può aiutare ad evitare situazioni che possono scatenare flashback o sentirsi più preparati in caso si verifichino flashback o altri sintomi.
Pianifica in anticipo i tempi difficili: durante i momenti di “benessere”, può essere utile parlare con il proprio caro di come aiutarli nei momenti difficili o di crisi, magari pianificando un “piano di gestione delle crisi”, così da imparare a riconoscere i sintomi ed eventuali strategie per gestirli
Aiutali a trovare supporto: se lo desiderano potrebbe essere utile suggerire alla persona che soffre di trovare il giusto supporto professionale.
Questo è un passo importante che va affrontato con delicatezza e nel rispetto dei tempi della persona.

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