Catfishing
Letteralmente “pesca al gatto”, ma di cosa si tratta?
Tempo fa, durante una seduta, una paziente mi ha raccontato di aver incontrato un ragazzo “conosciuto” tramite un social. Scrivo “conosciuto” tra virgolette perché la delusione che traspariva nel racconto della ragazza è stato un qualcosa che mi ha colpita e mi ha dato da pensare.
Ho già scritto in un precedente articolo di come le relazioni si siano modificate in questi tempi moderni, ma dopo quella seduta, ho sentito il bisogno di guardare anche un po’ oltre; non mi bastava ciò che avevo letto.
Il racconto della mia paziente è fatto di delusione, di aspettative e di idee fasulle.
Provo a spiegarmi meglio: la conoscenza con quella persona si è trasformata da un qualcosa di “embrionale” fatto da like e cuoricini, ad un qualcosa di più (apparentemente) profondo, fatto da e di parole trasmesse lungo vie di comunicazione invisibili che con il tempo (e mica molto, parliamo di un paio di settimane) si sono trasformate in un incontro in carne ed ossa. E questo incontro era anticipato da aspettative incorniciate di nuance brillanti e idee costruite sull’immagine che lui le aveva trasmesso (ed inviato) direttamente e indirettamente.
L’incontro può essere riassunto come una doccia fredda: una realtà sterile e silenziosamente imbarazzante che l’ha fatta sentire internamente rimpicciolita.
Cos’è successo?
Mi viene raccontato che l’immagine di questo lui, che era emersa durante le lunghe conversazioni in chat e attraverso immagini e storie meravigliosamente instragrammate, erano nella realtà fasulle. Ciò che agli occhi della mia paziente è stato evidente, impattando bruscamente con la realtà, quasi un frontale a tutta velocità contro un muro di cemento armato, è stata il ritrovarsi di fronte ad una persona fisicamente, mentalmente, caratterialmente e personologicamente diversa da ciò che aveva mostrato in quell’altra realtà. Da spigliato e ricco di argomenti ed argomentazioni si è ritrovata di fronte una persona non attratta a conversazioni ed approfondimenti di conoscenze, ma più che altro interessata ad arrivare ad una conclusione fisica della serata. Quasi fosse scontato. Quasi fosse un patto implicito, insito nella rete in sé.
E così mi ritrovo a pensare a questo inganno e a chiedermi quanto presente sia nella vita delle persone. E ho impattato contro la parola catfishing: un fenomeno in cui una persona deliberatamente dà informazioni fittizie su di sé, inganna l’altro relativamente alla propria Identità.
A che scopo?
Naturalmente il fine è quello di migliorare l’idea che l’altro possa farsi di lei, di risultare maggiormente attraente. Dal punto di vista legale, ciò si traduce in un reato nel momento in cui una persona scopre di essere stata ingannata e raggirata dall’altra persona. E da un punto di vista psicologico, soprattutto in quelle situazioni in cui l’inganno si protrae per lunghi periodi (si parla anche di anni!), la persona può subire e vivere un vero e proprio disturbo traumatico. A onor del vero si parla di catfishing solo in quelle situazioni in cui la relazione resta “solamente” su un piano virtuale, ovvero solo in relazioni online che, però, come scritto poco sopra, possono durare anche anni. Ma questa resta pur sempre una truffa sentimentale: all’interno di un social network una persona crea una falsa identità, si finge chi e ciò che non è. Può usare un nome falso, foto prese da altri profili o cercando in rete, informazioni biografiche appartenenti a qualcun altro o addirittura frutto di un lavoro di fantasia, etc.
Tutto questo allo scopo di ingannare l’altro, raggirarlo e intrecciarlo all’interno di una relazione sentimentale che può sopravvivere solo online, proprio perché nel momento in cui avviene un reale incontro, il raggiro verrebbe immediatamente svelato.
Eppure ciò che risulta è che questo adescatore, che nel proprio cuore ha le radici dell’inganno, usa parole che “catturano” l’altro, simulano un vero e proprio interesse (con contatti quotidiani), si mostrano pieni di attenzioni, conquistando così la fiducia del partner e lasciandogli credere di essere proprio all’interno di una relazione vera, autentica.
Ma cosa spinge il catfish ad agire in questo modo?
I motivi possono essere diversi, in linea generale le possibili motivazioni alla base sono:
“proteggersi” da un rifiuto, creare un’immagine attraente di sé pone la persona su un livello di desiderabilità tale da proteggerla dal timore stesso di un eventuale rifiuto;
desiderio di “uscire” dalla proprio vita reale, magari allontanandosi da una relazione già in essere o esplorando altre realtà sessuali senza mettersi in gioco in prima persona, svincolandosi cioè da quelli che sono i proprio codici morali nella vita reale;
insoddisfazione di sé con la conseguente necessità di creare e vivere una vita più desiderabile, attraente ed accettabile.
Esiste anche un lato più malvagio del catfishing e includono operazioni di truffa (p.es. estorsione di denaro, ricatto. Etc.) o con la vendetta personale (p.es. vendicarsi di un ex partner attraverso l’umiliazione o la calunnia, etc.).
Perché si cade nella rete dei catfish? E quali sono le conseguenze per le vittime?
Nonostante esista una sempre maggiore consapevolezza ed una maggiore “educazione” circa le truffe che “girano” nella rete e che riguardano gli “incontri personali”, il catfishing è un fenomeno piuttosto presente e dilagante. Probabilmente perché, come visto anche nell’articolo relativo alle relazioni social, è sempre presente e marcato il bisogno di legami sociali e ciò, come indicato in un articolo di Wood e collaboratori del 2021, non fa altro che creare un rinforzo positivo anche a livello neurotrasmettitoriale, consolidando in questo modo i legami stessi (anche se celano inganni).
Ma cosa succede quando una vittima si rende conto di essere caduta in trappola? Molto spesso, semplicemente non ne parla. L’inganno resta taciuto, celato, perché la vittima si sente umiliata, si etichetta ingenua, si vergogna e si sente fragile e debole per non essersi accorta di nulla. Paradossalmente non riesce a vedere il catfish come un abile manipolatore, ma si autobiasima e si colpevolizza per aver ceduto alla propria ingenuità. Tutto questo può essere visto e vissuto proprio come una forma di tradimento che porterà la vittima a diffidare delle altre persone, in particolare riguardo all’instaurarsi di nuove relazioni.
Nel momento in cui questi sentimenti si protraggono oltre un tempo ritenuto ragionevole o nel momento in cui dovessero manifestarsi sintomi ansiosi, depressivi o legati ad una mal gestione della rabbia, è bene richiedere l’aiuto di un professionista che possa accompagnare la persona alla rielaborazione di quanto vissuto.
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